l Dibattito - Tormentone ORIUNDI: porte aperte o chiuse in Nazionale?
Amauri e soci reclamano posto in azzurro, ma non tutti sono con loro...Ad ogni sosta per la Nazionale torna prepotentemente d'attualità la questione su un coinvolgimento in azzurro degli oriundi. Tema che divide sempre di più: da una parte il partito dei favorevoli, da un'altra quello dei contrari. Nel mezzo, alcuni punti di vista particolari. Passiamoli in rassegna con il nostro Dibattito...
VIA LIBERA A TUTTI GLI ORIUNDI, CHE MALE C'E'?
Bisogna mettersi in testa che viviamo in un mondo diverso, rispetto a qualche tempo fa. Inutile tirare fuori termini che poco c'entrano in questo contesto, come integrazione e globalizzazione. Ma ormai è palese: le frontiere non esistono più da un pezzo. Ed è logico che questa considerazione finisca per interessare anche il mondo del calcio. Una nazionale è l'espressione calcistica del paese che rappresenta. E in Italia, che piaccia o no, di stranieri ce ne sono a volontà. Perchè non dare loro una chances, ove possibile? Perchè non regalare una maglia azzurra a chi dimostra di poterla e volerla indossare? Non è detto che l'attaccamento dipenda solo dalle origini: quante volte, in passati, ci siamo lamentati dello spirito messo in mostra dai nostri calciatori? La scelta di Camoranesi, l'abbiamo visto, si è rivelata più che azzeccata. Lo juventino si è sempre distinto per capacità tecniche e motivazioni. Le stesse che non mancano a Thiago Motta ed Amauri, tanto per fare un paio di nomi. Il discorso è diverso per Zarate, forse, che ancora spera in una chiamata di Maradona. Ma nel caso ammiccasse all'azzurro anche uno come lui, bisognerebbe avere un coraggio grande così per tenerlo fuori...
Alberto GravagnoPORTE APERTE AGLI ORIUNDI, MA SOLO SE DI ORIGINI ITALIANE...
A me piace vincere. Come a tutti, d'altronde. Ma non mi piace la ricerca sfrenata del successo attraverso qualsiasi espediente valido. Ci vuole una certa misura, in tutte le cose. Anche nella gestione degli oriundi. Il calciomercato lo lascio volentieri alle squadre di club, per le nazionali non se ne parla neanche per sogno. Credo che ogni giocatore chiamato a rappresentare un paese sul prato verde debba sentire in maniera profonda il legame con la bandiera cucita sulla sua maglia. Per gli italiani mi auguro si tratti di un dettaglio scontato. Per gli oriundi le cose cambiano. Un minimo di spirito patriottico deve esserci, sempre. E non basta acquisire la cittadinanza sposando una donna indigena, o magari dopo aver raggiunto un certo numero di anni trascorsi nei nostri confini. Nel sangue deve scorrere un pizzico d'italianità, anche a costo di viaggiare all'indietro lungo un albero genealogico. E l'unica garanzia valida di attaccamento ad una determinata causa. E' il caso di Thiago Motta, ad esempio, con i suoi antenati veneti. Io non esiterei un secondo a convocarlo in Nazionale.
Samuele MaggioOK ORIUNDI, MA SOLO SE CRESCIUTI CALCISTICAMENTE IN ITALIA...
E' una questione delicata, quella relativa agli oriundi. Spesso, infatti, si finisce per sfociare in discorsi sociologici dimenticandosi da dove si è partiti: dal calcio. Un gioco, è bene ricordarlo sempre. In campo, vestiti d'azzurro, scendono dei calciatori. Ragazzi italiani, solitamente. Gente nata nei nostri vivai, plasmata dalle nostre squadre. Una trafila che spesso, con le dovute proporzioni, vivono anche alcuni calciatori stranieri che arrivano nel nostro campionato. Il caso di Amauri è lampante: in Brasile, praticamente, non ha mai giocato. E' cresciuto qui da noi, in Italia. E in Italia che ha imparato a far goal, è in Italia che ha imparato i movimenti del bomber vero, è in Italia che è diventato uno dei migliori in Europa nel suo ruolo. E nell'Italia, intesa come Nazionale, lo vedrei decisamente meglio rispetto alla Seleçao. E' vero, resta sempre brasiliano fino al midollo. Ma il suo pedigree calcistico è tricolore, parla la nostra lingua in questo senso. Una sua convocazione la vedrei come una sorta di premio reciproco: a lui per quanto di buono messo in mostra nel corso degli anni, a noi per averlo allevato e svezzato fino a vederlo diventare un fuoriclasse. Se lo merita e ce lo meritiamo.
Paolo CentoE' LA NAZIONALE ITALIANA, SOLO ITALIANI!
Oriundi in Nazionale? Il tormentone più inutile che sia mai esistito. Almeno per come la vedo io. Si fanno tanti discorsi sull'argomento, ma la verità è di una logica imbarazzante. La Nazionale italiana è fatta per i giocatori italiani. Quella argentina per gli argentini, quella brasiliana per i brasiliani. E attenzione: italiani si nasce, non si diventa, direbbe il buon Totò. Il senso di appartenenza non si acquisisce grazie ad un passaporto nuovo di zecca. L'inno deve essere qualcosa da cantare con trasporto, non una musichetta da ascoltare impassibili isolandosi dal restro del gruppo. La bandiera tricolore deve essere unica, non l'alternativa a qualcosa ad una verdeoro o albiceleste. E l'azzurro deve rappresentare il sogno di una vita. Quello coltivato fin da bambini, quando si tiravano in primi calci ad un pallone, quello assaporato con più convinzione nei primi anni della carriera, quello che diventerà un chiodo fisso appena arrivati in Serie A. Badate bene: si parla di azzurro come il sogno, non come il ripiego...
Luca Miloneinteressante articolo preso da
Goal.com. Io condivido in pieno Luca Milone.
voi?
x xela è una domanda retorica